Il poker cerca il nuovo Brunson

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Da qualche tempo stanno facendo il giro del web le dichiarazioni al vetriolo dell’ex campione del mondo Joe Hachem, che ha conquistato il titolo nel 2005, in merito alle nuove ‘star’ del gioco.Hachem ha avuto parole pesanti nei confronti del suo ‘erede al trono’ Jeamie Gold, vittorioso nel 2006, e nei confronti di Jerry Yang (vittorioso nel 2007). Secondo Hachem i due non sono stati capaci di farsi portavoce del poker e di risultare ambasciatori di questa importante disciplina.

Parole che hanno fatto riflettere e discutere. E’ giusto colpevolizzare i due? Probabilmente non molto dal momento che non si tratta di due giocatori professionisti.

Gold, prima di aver vinto le Wsop, faceva l’imprenditore. Yang, addirittura, l’assistente sociale e il terapista.

Il loro approccio al poker è quasi marginale all’interno della loro carriera.

Più che diventare professionisti hanno ambito a diventare solo dei milionari e non hanno mai desiderato guadagnarsi dal punto di vista mediatico la competenza di ambasciatori.

Lo stesso può dirsi per il ventitreenne Peter Eastgate che nel 2010, non sopportando i riflettori e non avendo particolari stimoli per giocare, ha interrotto la carriera per un anno.

Nel 2009 la vittoria è andata all’americano Joe Cada a che non aveva ancora 22 anni e che di rado esce dagli Stati Uniti per disputare tornei.

Nel 2011 ha vinto il tedesco Pius Heinz, anch’egli 22enne. Ma nei due anni successivi Heinz ha piazzato solo 5 bandierine di poco conto, prendendo parte a pochissimi eventi live.

Parliamo di giovani che non hanno dimostrato di avere enorme carisma e abilità mediatiche di spessore.

Giocatori che hanno guadagnato la ribalta ma che non hanno la personalità di qualche illustre personaggio della ‘vecchia scuola’.

In altri termini, ci saranno dei nuovi Hellmuth o Negreanu, o Brunson? Il poker cerca nuove bandiere cresciute a pane e telecamere per essere rappresentato. Ma la differenza tra i ‘vecchi’ e i ‘nuovi’ è abissale.

Deriva dal loro background. I più anziani hanno iniziato a giocare a poker prima del boom del poker online.

I ‘nuovi’, secondo Hachem più interessati ai soldi, più che a farsi leader di questo gioco puntano a capitalizzare. Morale? Probabilmente conquistare un torneo di poker, per quanto importante sia, non fa del vincitore un ambasciatore del gioco, ma solo un uomo col conto in banca più grande.

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