Soldi videopoker ‘ndrangheta per attività commerciali a Milano

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Il sottile – ma in questo caso indissolubile – legame che unisce il videopoker alla criminalità organizzata avrebbe consentito allle cosche della ‘ndrangheta reggina di riciclare il denaro derivante dalle giocate per acquistare attività commerciali a Milano.

Sono le conclusioni cui si giunge in seguito alla deposizione del colonnello dei carabinieri Valerio Giardina nel corso del processo scaturito dall’operazione denominata “Metà” nei confronti dei principali esponenti della ‘ndrangheta di Reggio Calabria.

Nel corso della deposizione dell’ufficiale dei carabinieri, durata quasi nove ore, sono state illustrate anche le preoccupazioni nelle cosche dopo l’arresto del boss Pasquale Condello, detto ‘U supremo”, avvenuto dopo molti anni di latitanza. Entrando nello specifico della questione, Giardina ha illustrato tutti gli interessi del boss Cosimo Alvaro a Reggio Calabria ed ha poi fatto riferimento a una

“imponente rete di riciclaggio organizzata a Milano dai fratelli Giulio e Francesco Lampada per riciclare i proventi delle attività illecite della cosca capeggiata dal potente boss Pasquale Condello, detto ‘u Supremu”.

L’ufficiale dei carabinieri, in un passaggio della sua deposizione, per sottolineare il ruolo del gruppo Lampada a Milano ha reso noto che uno dei fratelli aveva acquisito con pagamenti contanti due bar in pochissimo tempo a Milano, uno in viale Ungheria per oltre 500 milioni di lire ed un altro in via Paolo Sarpi per 150 milioni.

La conclusione porta dritti al fatto che si tratta di

“soldi che venivano anche dalla gestione truffaldina dei videopoker, macchinette che erano state taroccate e, come è stato poi riscontrato, non erano collegate con l’Agenzia delle entrate ai fini fiscali. Vi sono concitazioni telefoniche tra gli affiliati alle cosche reggine subito dopo la cattura del boss Pasquale Condello, avvenuta nel febbraio 2008, per avere ordini su come comportarsi in futuro. La cattura del latitante aveva creato grandi ed immediate difficoltà sull’asse Reggio-Milano”.

Il processo riprenderà il prossimo 30 marzo nell’aula bunker di Reggio Calabria.

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