Glossario del poker: la varianza

Spread the love

varianza

Spesso nel poker si sente parlare del concetto di varianza, e ancor più di frequente questo concetto viene associato al comune “colpo di sfortuna”.

In realtà, ci sono alcuni punti che è bene prendere in considerazione quando si parla di varianza nel poker: questi punti derivano tutti dalla mera statistica e da definizioni matematiche (per la verità formule decisamente complesse!) che applicate sul tavolo verde aiutano a comprendere meglio certe mani e lo svolgimento di determinate situazioni.

Non ce ne vogliano i professori di matematica, ma ora, da giocatori di poker, tenteremo di semplificare al meglio i complessi meccanismi che stanno dietro la parola “varianza”. Gli esperti di statistica potrebbero storcere il naso di fronte alla nostra spiegazione, ma vi saremo grati se prenderete il nostro post con un sorriso sulle labbra ricordandovi che siamo, appunto, soltanto dei rounders!

La varianza in matematica indica – in parole povere e senza entrare proprio in ambito tecnico – la misura del rapporto tra due valori: se quindi ad esempio abbiamo due voti d’esame che sono 4 e 10 il valore del rapporto tra questi due numeri (la varianza, per l’appunto) appare estremamente elevato, essendo uno un’insufficienza grave e uno un successo pieno. La varianza in sostanza prova a spiegare alcune particolari differenze e deviazioni dai fenomeni casuali legati al mondo dei numeri.

Come applicare tutto ciò al tavolo da poker?

Immaginiamo di avere la mano migliore che il Texas Hold’em possa offrire pre-flop, ossia gli American Airlines serviti dal mazziere; decidiamo di andare all in prima dell’uscita delle carte comuni e un avversario ci chiama con una coppia di 4. A questo punto, chi non gioca da molto, certamente penserà “È fatta! Questa mano è mia!”. Ma ecco che entra prepotentemente in campo il concetto di varianza.

La statistica (nel caso specifico del poker quelle che chiamiamo odds) è totalmente a nostro favore: l’esperienza ci insegna che abbiamo quasi l’80% di probabilità di vittoria. Inaspettatamente, un 4 cade al river e offre un tris all’avversario e noi siamo fuori dal torneo.

Se ci fermiamo un attimo a ragionare – dopo l’ovvia rabbia del momento – ci rendiamo conto che l’altro giocatore aveva il 20% di possibilità di vittoria, quindi 2 mani ogni 10, e possiamo facilmente comprendere come tutto ciò non sia quindi impossibile. Nel lungo termine il nostro avversario, andando in all in sempre con coppia di 4 contro una coppia d’assi, si ritroverà certamente a collezionare più sconfitte che vittorie, nella proporzione di 8 a 2.

Solitamente si tende a parlare di varianza nel poker soltanto dopo una striscia molto negativa, ci si dimentica spesso però quelle serate in cui si centrano punti incredibili sebbene si partisse – statisticamente parlando – molto svantaggiati.

Ciò non significa che il poker sia esclusivamente un gioco di fortuna, in quanto la varianza incide esclusivamente sul breve o al massimo medio periodo. Un bravo giocatore in grado di leggere gli avversari, bluffare e spingere al momento giusto alla lunga sarà sempre vincente.

Quello che di solito ci frega, però, è un antico concetto: delle vittorie ci si dimentica in fretta, delle cocenti sconfitte invece rimane una cicatrice nel nostro orgoglio pokeristico spesso difficile da cancellare.

3 commenti su “Glossario del poker: la varianza”

Lascia un commento