Racconti di Poker: La mano beffarda

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chips

Appuntamento ogni sabato e domenica con i “Racconti di Poker” di Luciana Cameli

La decisione a volte lascia la perplessità di agire, e il mio tormento ora non era quello di chiedermi le possibilità di scelta che avevo, ma quale sarebbe stata la mia totale inclinazione a mostrare. Sono seduta al tavolo verde e sto giocando una mano con altre tre persone. Io ho Qf e 10p, e i bui sono da 100. Tutti abbiamo “chiamato” senza nessun rilancio. Ora è il momento del Flop.

Il Flop recita il seguente verdetto:

10f – 2q – 3f

Tocca al mio avversario che punta 100. Io penso al mio istinto che non tollera di mollare e rilancio di 200. In risposta vi è 500 e il Fold dell’altro giocatore. Il mio vicino di banco è un pò in crisi, e sta pensando se è il caso di gettare altre 400 chips o lasciare. Sicuramente il 2 e il 3 in mezzo al tavolo lasciano pensare, ma io ho la mia bella coppia di 10 che mi porterò fino alla fine. Ecco arrivare il resto delle chips insieme alle mie. La gara continua.

Il Turn recita il seguente verdetto:

Ac

Un asso non è mai un’ottima carta a mio parere, messa li da sola, ma la mia mente è un delirio di contraddizioni quando vuole mettersi in discussione, e la follia è sempre il genio che ti fa vincere. Assisto a un rilancio di 500, a un mio ulteriore 1000 e a un All-in dell’ultimo rifugiato nella rete. Ci guardiamo cercando di capire l’impossibile e io sono l’unica a rispondere al “mandare tutto in vasca”. Il mio avversario ha Af – 3c.

Il River recita il seguente verdetto:

10q

Interessante scena si assiste nel volto dell’ “Ultimo dei Mohicani”, io sono la guerriera ancora in lotta. La mano si fa beffarda quando non conosci la tua sorte, ed è interessante cacciare la preda, quando è la preda a cacciarti. Preda e predatrice lo determinano solo il momento. Assaggio il mio piatto cresciuto di chips e continuo le mie azioni. Qualcuno deve alzarsi dal tavolo per andare, altri per ritornare.

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