Doyle Brunson, un addio pesante

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Doyle Brunson ci ha lasciato qualche giorno fa. E il tempo che passa non fa altro che acuire la sensazione che il mondo del poker ha perso il suo simbolo più importante.

Mancherà terribilmente a tutti

Aveva 89 anni ma come succede spesso con le leggende, anche per quel che riguarda Doyle Brunson l’impressione è che questo addio sia arrivato comunque troppo presto. Anche chi lo conosceva poco perché non appassionato del settore era in grado di riconoscerlo per via del suo cappello a tesa larga alla Tex Willer che da sempre stazionava sulla sua testa.

Era un segno di riconoscimento così evidente che era possibile individuare Doyle Brunson anche da lontano in mezzo a centinaia di giocatori.

Va detto che ha continuato a giocare praticamente fino alla sua morte, continuando ad alimentare l’affetto che gli appassionati avevano nei suoi confronti. Tecnicamente parlando, non può che non essere ricordato come un vero e proprio pioniere del Texas Hold’em. Anche per noi europei che abbiamo avuto modo di conoscere questa versione del poker molto in ritardo rispetto agli statunitensi.

E’ grazie a Doyle Brunson se noi abbiamo conosciuto le World Series of poker davvero, e anche altri giocatori come Stud Ungar e Amarillo Sllim, per citarne un paio.

Doyle Brunson era unico nel suo genere

Doyle Brunson era un personaggio, ma alla fine era quello più tranquillo e normale di tutti. Non si ubriacava mai,  non ha mai fatto uso di droghe e non ha mai sperperato le sue vincite. Un approccio il suo al poker che derivava direttamente dal suo essere uno sportivo. A partire dalla corsa fino ad arrivare al basket, al quale dovette rinunciare al college nonostante l’interesse di quelli che ora sono i Los Angeles Lakers, per via della rottura del ginocchio.

Dop l’incidente ha dato spazio al poker, altra sua passione. Il suo soprannome era Texas dolly per via del suo paese di origine e per un errore che fece un telecronista chiamandolo in questo modo durante un torneo. La sua mano preferita era la 10-2. Una mano brutta per molti ma che è diventata la firma su due main event delle Wosp da lui vinti.

Il solo poker gli ha consentito di mettere da parte circa sei milioni di dollari attraverso i tornei. Giocatori come Doyle Brunson non se ne fanno più. Una delle sue particolarità era quella di rimanere sempre sorridente e gentile anche davanti ha una mano davvero orribile. Un player di altri tempi che tutti rispettavano e guardavano.

Non si sbaglia se si dice che con la sua morte se n’è andata via un pezzo di storia del poker.

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